IL TEST CONCONI

Tutti noi sappiamo che all'aumentare dello sforzo si ha un aumento proporzionale anche della frequenza cardiaca: è facilmente comprensibile che, procedendo in pianura a 20 km/h ad una ipotetica frequenza di 120 battiti/minuto, non ci dovremo affatto sorprendere che a 40 km/h la nostra frequenza cardiaca sia di 160 battiti/minuto (bpm). Questa relazione esponenziale ha ovviamente un limite, se no ci potremmo ritrovare a 100 km/h con 400 bpm, il che è assolutamente impossibile. Il merito del prof. Conconi sta proprio nell'avere individuato la relazione "vera" che c'è tra l'intensità dello sforzo e la frequenza cardiaca e proprio studiando questa relazione egli vide che, mettendo su un grafico cartesiano i punti relativi alle due variabili ( la velocità, o il tempo sul giro di lunghezza determinata e la frequenza cardiaca) si andava a costruire una curva che poteva essere anche assimilata ad una retta, calcolando il miglior segmento passante tra i punti in esame. Tutto questo era vero, ma solo fino ad un certo punto e -regola valida per chiunque- al punto "X" la curva, oppure la retta che dir si voglia, aveva un drastico appiattimento e da una inclinazione netta passava a diventare molto più simile all'asse delle ascisse, cioè tendeva ad essere più orizzontale. Questo punto venne definito soglia anaerobica del soggetto. Tale punto rappresenta proprio quel valore di frequenza cardiaca, relativo anche ad un preciso valore di velocità (km/h) e di potenza (watt) in cui il metabolismo corporeo passa dall'aerobico all'anaerobico, cioè l'organismo deve trovare energia da molecole precostituite e non riesce più ad utilizzare l'ossigeno, quindi arriva prima all'esaurimento. Questo fu messo in relazione all'accumulo di acido lattico, considerato il nemico della contrazione muscolare ed all'inizio venne presa la concentrazione di 4 millimoli per litro di sangue come soglia anaerobica, il che voleva dire che oltre a questo valore si veniva ad accumulare una quantità di acido lattico che metteva in crisi la contrazione muscolare e quindi la prestazione. In seguito si è visto che ogni soggetto ha la propria capacità lattacida, cioè ci sono persone (allenate) capaci di esprimere alti livelli di prestazione anche con livelli di acidosi ben maggiori di quello sopra descritto. Va comunque da sè che ogni atleta ed ogni persona abbiano la propria soglia anaerobica e questo valore di frequenza cardiaca può essere mantenuto circa per un'ora e mezza (facendo una media, in quanto ci sono gare in cui gli atleti vanno ben al di sopra di questo limite).

La scoperta del valore di soglia anaerobica fu determinante soprattutto per prestazioni quali il record dell'ora e le gare a cronometro: Francesco Moser battè il primato dell'ora nel 1984 proprio basandosi sulla conoscenza della propria frequenza di soglia anaerobica ed ancor prima di iniziare il tentativo l'atleta sapeva che, tranne imprevisti, questo avrebbe sortito esito favorevole proprio perchè la velocità di soglia relativa alla suddetta frequenza era superiore a quella del record da battere. Tutto questo è applicabile a prestazioni di durata relativamente breve -come detto fino circa ad un'ora e mezzo- ma è impensabile di protrarre tali ritmi al di sopra di questa durata. Questa scoperta rivoluzionò il modo di allenarsi e cominciarono a fare la loro comparsa nuove metodiche di allenamento come le salite di forza-resistenza (S.F.R.) e va comunque detto che la frequenza cardiaca diventava la protagonista della pedalata, rappresentando il contagiri del "motore" organismo

Possiamo comprendere più facilmente il tutto facendo un esempio pratico di un test Conconi: Rilevando il tempo suli giro di un circuito di cui è nota la lunghezza, si ricava la velocità ed a ogni passaggio (di fronte ad un puinto stabilito, o di fronte all'allenatore) si rileva la frequenza cardiaca: come detto la relazione tra le due variabili ha un aspetto simile al grafico sottostante                                                                                           

Qui si tratta di un test fatto su un ciclista, il quale ha una soglia anaerobica  (individuabile sul grafico con il quarto punto partendo da destra) pari a 173 battiti, corrispondenti a 41,0 km/h. Si noti che il valore suddetto non è massimale, cioè non rappresenta affatto il limite massimo raggiungibile dal soggetto, ma è appunto una "soglia" di ingresso nel metabolismo anaerobico. Mai e poi mai la soglia sarà pari, o vicinissima, alla frequenza massima; è bene saperlo e ricordarlo! E' vero che i valori di soglia (frequenza cardiaca, velocità, potenza) possano variare nel tempo ed è per questo che i ciclisti professionisti eseguono molto spesso questo tipo di esame, spesso in contemporanea con altri test di valutazione.

La metodica usata all'inizio era soltanto relativa ad un terreno di allenamento (circuito, pista) quindi risentiva delle condizioni ambientali (scorrevolezza del terreno, vento) per cui si pensò di riprodurre, in verità senza troppe difficoltà, i test in laboratorio, cosa che faccio abitualmente anch'io, dopo avere sperimentato come corridore tante metodiche utilizzate all'aperto.Conoscere la propria soglia anaerobica rappresentava già un enorme passo in avanti della medicina sportiva, ma la rivoluzione avvenne soprattutto per le metodiche di allenamento, come detto e perchè si poteva capire più facilmente se un atleta fosse in forma migliore o meno, rispetto ad un periodo di riferimento: basta sovrapporre due curve di altrettanti test Conconi e si vede facilmente che quella spostata più verso destra ed in basso informa che quello stato di forma è migliore, rispetto a quello della curva a sinistra                                  

                                                    

Dall'esame delle curve si possono trarre poi parecchi spunti: per fare un esempio, il punto di intersezione con l'asse delle ordinate rappresenta un valore importante, in quanto un brusco innalzamento di questo numero è indice di un affaticamento, cioè di lavori male assorbiti dall'organismo. Per concludere, si può quindi affermare che il test di Conconi rappresenti una maniera indolore e non invasiva per conoscere le reali possibilità del soggetto riguardo a prestazioni aerobiche che non superino l'ora e mezza di durata ed è corretto tenere conto della frequenza cardiaca della soglia stessa per svolgere allenamenti a frequenze cardiache che siano rapportate a questa.

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