IL POVERO FABIO

   CIAO FABIO 

Sai Fabio, sono passati tanti anni (quasi quindici) da quel maledetto giorno di luglio 1995 in cui tu rimanesti esanime a terra lungo quella discesa del Portet d'Aspet. Uno shock, un pugno in faccia, una sventola da k.o. Quando muore un ciclista dispiace sempre, ma se ciò avviene in gara e durante la gara più prestigiosa, allora è vera tragedia. E pensare che pochi anni prima avevi alzato i fiori per la vittoria olimpica: Casartelli medaglia d'oro! Dopo pochi anni eccoti lì a terra, esanime, con la pozza di sangue che scorre via come la tua vita ed il dottor Porte che cerca inutilmente di riportarti in vita. Invece la tua vita si è spezzata su un ceppo in cemento di quella discesa maledetta, purtroppo. Caro Fabio, ti assicuro che è proprio come se tutto fosse successo ieri e lo shock è ancora forte.

Sono molto contento di avere avuto l'opportunità di incontrare i tuoi genitori: gente brava, umile, provata, molto provata dal dolore, un dolore forte, continuo. E tua moglie si è trasferita nelle sue zone di nascita perchè per lei era difficile continuare in un posto dove i ricordi sono pugnali che entrano nel cuore. Fabio, caro Fabio, lo sai che tuo figlio Marco -si chiama proprio come il mio- ti assomiglia? Quei capelli ricci e un po' ribelli sulla fronte, l'espressione birichina, ma una bontà d'animo incredibile, proprio come te. Il ciclismo ed il mondo avrebbero bisogno di gente in gamba come te ed invece dovete guardarci e guidarci da lassù. Noi la gente come te non la dimentichiamo, mai. Ti abbraccio.

WOUTER WEYLANDTS: un corridore sconosciuto che ci diventa amico.

                                        

 

9 maggio 2011: Giro d'Italia, tappa Reggio Emilia-Rapallo, una tappa tranquilla che prevede tanta pianura ed il Passo del Bocco, ascesa facile da quel versante, ad una ventina di chilometri dalla fine. Nella discesa verso l'arrivo cade il belga Wouter Weylandts; le prime immagini non sono per nulla tranquillizzanti: ha preso una brutta botta, ma speriamo tutti che non sia drammatica. I soccorsi, l'elicottero, la telecronaca che pian piano si affievolisce, la festa dell'arrivo (io sono presente) che di colpo cessa e la vittoria di Vicioso che non interessa a nessuno. Ma che è successo? Wauter sta male, malissimo, è morto. Morto? Si, Wouter non c'è più, all'improvviso, di botto. I pianti, la commozione, la tappa seguente come una processione lenta ed i compagni di squadra che passano compatti -insieme all'amico Tyler Farrar, compagno di allenamenti di Wouter- sul traguardo. La disperazione della mamma, del papà, della compagna, la quale sta per dare alla luce la piccolina: tutti gli ingredienti per un dramma, un dramma vero, purtroppo.

Caro Wouter, non ti conoscevo, ma mi sono "innamorato" di te partecipando alla seconda edizione della Reggio Emilia-Rapallo; gli amici della Geo Davidson di Rapallo hanno voluto ricordarti così, ripercorrendo quella tappa maledetta di 174 km. La lenta processione ci porta fino al punto in cui sei andato a sbattere sul marciapiede: ora lì c'è una stele a tuo ricordo ed io mi faccio ancor più l'idea che se ripercorressi quella strada mille volte non cadresti mai e poi mai. Pedalo accanto a tuo padre, che pedala sulla tua bicicletta e con la maglia fatta apposta per commemorarti e scambio diverse impressioni in inglese; non parliamo di te, è sufficiente averti nel cuore. Tua madre non trattiene la commozione, è ovvio, ma è vero che tu sei con noi, tra di noi. Arriviamo a Rapallo e nessuno pensa a se stesso, ma a te, a dare un bacio a tua madre, a stringere le mani a tuo papà; sei uno dei nostri e si vede. E' l'unica pedalata in cui tutti hanno lo stesso numero sulla bici: 108, il tuo 108, il tuo numero. La manifestazione si chiama "Wouter Weylandts-108 presente" ed oggi ho capito che anche tu sei presente tra di noi, nel nostro gruppo, durante le nostre pedalate ed è per questo che ci manchi. Ciao Wouter.

 
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